«L'universo è fatto a ripiani …dopo questo vi è un altro ripiano, dopo di quello un terzo ripiano, e dopo un altro, un altro ancora e così via all'infinito, e questa è la natura degli armadi!» spiega ai suoi piccoli alunni il vecchio e sussiegoso Ottavio, un orologio a cipolla assai malandato. Ottavio vive insieme a Madame Cliquot, un'acciaccata e bonaria teiera, a Nicoletta, un trofeo di tennis in bronzo conquistato tanti anni prima, a Quick, un flauto di legno rimasto senza voce, a Pavel, un cucchiaino di stagno ed a sei piccoli cucchiaini d'argento. Tutti oggetti relegati in un armadio, abbandonati dagli uomini perché divenuti inutili. Assillati dal ricordo di un mondo esterno che non rammentano neppure troppo bene - e della cui esistenza ormai finiscono per dubitare - passano il tempo adagiati in una routine noiosa e ripetitiva. Solo il muto Quick, al suono di un violino suonato da un giovane studente si ridesta improvvisamente dal suo torpore, e il suo frenetico agitarsi al ricordo della musica che un tempo l'aveva animato contagia poco alla volta gli altri. Forse non è troppo tardi per riprendere a vivere. Dopo molti indugi e tentennamenti, Ottavio prende l'iniziativa, convince la recalcitrante Nicoletta a consegnare la sua racchetta, simbolo della sua gloria sportiva, che una volta saldata con lo stagno di Pavel diviene una chiave per aprire l'armadio. Grazie al potere vivificante della musica e con la comune solidarietà gli oggetti sono ora liberi di uscire, di acquistare una dimensione umana, di riscoprire quel mondo loro negato, ma che forse potrebbero anche non riconoscere più.
E' questa in breve la trama di "Brimborium!", la favola per musica scritta da Mauro Montalbetti sul libretto di Francesco Peri, composta su commissione del 37° Cantiere d'Arte di Montepulciano e presentata in prima assoluta al Teatro Poliziano per tre sere, dal 20 al 22 luglio. Inevitabile che, nel vederla portata sulla scena, il pensiero corra subito a due altri lavori altrettanto brevi, cui Montalbetti e Peri sembrano tributare un voluto omaggio: intendiamo dire "L'enfant et les sortilèges" di Ravel, e "Pollicino" di Henze. Nel primo, ritroviamo certi oggetti che per magia prendono vita - guarda caso, tra gli altri anche un orologio ed una teiera - ricreando un'atmosfera magicamente onirica, come in questo caso. Dal secondo lavoro, pensato anch'esso per Montepulciano - correva l'anno 1980, l'ultimo passato da Henze nella città toscana in veste di fondatore e direttore del Cantiere - sono ripresi un leggero intento pedagogico - il subordinare il proprio interesse quello degli altri, il valore nobilitante della musica - e la volontà di coinvolgere i ragazzi del territorio nell'amore per la musica. Ragazzi giovani e giovanissimi, chiamati allora a creare un'orchestra di semplici strumenti, mentre nel caso di "Brimborium!" l'orchestra è invece formata da musicisti più grandi, tutti di età compresa tra i 18 ed i 40 anni, ma sempre del territorio senese e riuniti nella Orchestra Poliziana. Una compagine autoctona per eccellenza, formatasi grazie ad un itinerario di preparazione curato da Luciano Garosi mostratosi infine assai capace concertatore di questa snella partitura in un atto. In essa l'esuberante creatività di Montalbetti dà vita ai personaggi inventati dalla fantasia di Peri tramite una scelta variegata di stili, girovagando tra sonorità dodecafoniche e reminescenze rossiniane, tra valzer melanconici e ritmi jazz, screziature rockeggianti e melodie popolari. Toccava invece all'inventiva del regista berlinese Robert Nemack il compito di donare una veste visiva alle figure ed alle storie di quegli oggetti dimenticati, ognuno con un suo carattere ed una personalità dai tratti umani, che una semplice melodia risveglia dal torpore ozioso. Un'impresa che possiamo dire sia riuscita bene, elargendo allo spettatore uno spettacolo vivido ed intrigante che utilizzava con accortezza il ridottissimo palco del Poliziano.
Sul palcoscenico agivano le espressive voci di Luisa Cipolla (Nicoletta), Anna Rita Romagnoli (Madame Cliquot), Francesco Salvadori (Ottavio), la giovanissima Emma Bernardini (Pavel) e le voci bianche di Leonardo Bove, Andrea Ciacci, Anna e Sara Cipriani, Aurora Ranieri, Leonardo Rossi. Tutti interpreti molto convincenti ed espressivi, anche i piccoli cantori.
La veste scenica, molto bella mostrava un'affascinante accozzaglia di oggetti polverosi disposti su più livelli, era stata affidata a Domenico Franchi ed agli allievi dell'Accademia bresciana di Santa Giulia, da lui coordinati; insieme ad essi ha Franchi firmato le scene, e con Noemie Grottini costumi decisamente gradevoli e molto curiosi. Luci assai ben curate da Stefano Mazzanti.
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